Chi era il Buddha?
Siddharta Gautama nacque intorno al 567 A.C. in un piccolo regno ai piedi dell’Himalaya. Suo padre era un capo del clan Shakya. Si dice che dodici anni prima della sua nascita, i brahmini profetizzarono che sarebbe diventato o un monarca universale o un grande saggio. Per impedirgli di diventare un asceta, il padre lo tenne rinchiuso nel palazzo.
Gautama crebbe in un lusso principesco, riparato dal mondo esterno, intrattenuto da ballerine ed educato da brahmini; inoltre, era esperto nel tiro con l’arco, nell’arte della spada, nella lotta, nel nuoto e nella corsa. Quando diventò maggiorenne, sposò Gopa, che partorì un figlio. Come diremmo oggi, aveva tutto.
Ciononostante, non era abbastanza. Qualcosa – qualcosa di persistente come la sua ombra – lo condusse nel mondo, oltre le mura del castello. Read more
L’imperturbabile redenzione dell’animo, intervista a Jack Kornfield
Jack Kornfield è stato monaco buddista in Thailandia, Birmania e India. Dopo essersi iscritto alla facoltà di Studi Asiatici a Dartmouth, nel 1967 è andato in Thailandia con il Corpo dei Volontari della Pace, in cerca di un insegnante buddista. Al ritorno si è laureato in psicologia clinica ed è diventato terapista. Nel 1975 è stato il co-fondatore della Insight Meditation Society, con sede a Barre, nel Massachusetts, che ha molto influenzato la pratica della vipassana nel Nord America.
Nel 1986 ha fondato lo Spirit Rock Meditation Center di Woodacre, in California, dove insegna. Oggi vive vicino Spirit Rock con la famiglia e le sue occupazioni principali sono l’insegnamento e lo sviluppo del centro. Tra i suoi libri, ricordiamo Seeking the Heart of Wisdom, A Path with Hearth e Teachings of the Buddha, After the Ecstasy, the Laundry. Read more
La via dello Zen di Alan Watts
Alan Watts usa, come un maestro Zen, le parole come forma di energia e come un ponte verso il silenzio della mente. “La Via dello Zen” ha divulgato lo Zen in occidente ispirando intere generazioni di giovani verso la ricerca interiore.
Pare che “Zen” sia diventata una parola che fa tendenza. Nomi di aziende e marchi registrati con la parola Zen al suo interno si sprecano, per non parlare della produzione libraria degli ultimi anni, dove lo Zen è stato associato ad ogni attività umana, dal fare carriera all’essere genitori, dal sesso alla cucina. La nostra cultura ha l’incredibile capacità di omogeneizzare, e quindi di rendere digeribile al mercato, ogni passione ed aspetto dell’animo umano. Le capacità della “società dello spettacolo”, come l’avevano definita i situazionisti alla fine degli anni ’50, non erano ancora così raffinate nel 1957, data della prima edizione americana di La via dello Zen, o nel 1960, anno della traduzione italiana, pubblicata dall’editore Feltrinelli. Read more
Il cervello del Buddha. Dharma e neuroscienze
Chiunque studi la mente ben presto si imbatte in una fondamentale tensione fra le descrizioni dell’attività cognitiva in prima persona e quelle in terza persona. Da un lato abbiamo un chilo e mezzo di materia grigia che si è sviluppata in cima a una colonna vertebrale post-scimmiesca – una massa di carne di cui si possono tracciare mappe, in cui si possono inserire elettrodi e il cui funzionamento si può modificare chimicamente.
Dall’altro abbiamo il nostro flusso di impressioni, pensieri, sensazioni e ricordi, un flusso di coscienza che può comprendere anche pensieri come “il flusso di coscienza è un’illusione”. Come possiamo integrare questi due mondi? Ha senso tentare di farlo?
Famosi studiosi del cervello come Daniel Dennett e Paul e Patricia Churchland sono riluttanti ad attribuire all’interno della coscienza o dell’esperienza un sostanziale peso esplicativo e ritengono che descrizioni oggettive della coscienza siano di gran lunga più utili per capire come la mente effettivamente funziona. Read more
Il sesso secondo il buddismo: niente di speciale
Ho visto un film di Neil Simon in cui un simpatico vecchietto insegnava al nipote quella che chiamava la “filosofia della battuta di baseball”.
L’espressione scherzosa aveva un fondo di serietà, in quanto naturalmente c’è qualcosa di molto profondo nel riuscire a colpire una palla velocissima. Profondo nel modo in cui può esserlo qualsiasi cosa cui diamo un’attenzione sufficiente.
Per il sesso vale la stessa cosa, almeno per quanto riguarda il pensiero buddista. Fare l’amore non è un argomento importante nei testi buddisti; di fatto, al riguardo non viene detto quasi nulla. Questo è sorprendente, se pensiamo allo spazio riservato all’argomento dalle religioni occidentali. L’ebraismo contiene numerose proibizioni su chi può fare l’amore, con chi, come e quando.
Il cristianesimo aggiunge a tutto ciò le nozioni sui rapporti tra il sesso, l’amore e il matrimonio. Read more
Il punto di vista degli Abhidharma sulle patologie emozionali e relative cure
Spesso si dà per scontato che uno dei punti forti del buddismo sia l’abilità di offrire molte idee e tecniche che riguardano il campo emozionale. Dopotutto, il buddhismo mira allo sviluppo di stati mentali sani, come l’equanimità e la compassione, e alla liberazione della mente dagli stati mentali negativi, come l’aggrapparsi dualisticamente alle cose e la rabbia, dunque sembra ragionevole presumere che tale tradizione abbia sviluppato una ricca gamma di metodi rivolti al campo affettivo. Questa ipotesi si riflette in una quantità di opere contemporanee che esaminano i punti di contatto fra il buddhismo e la psicologia occidentale; ma cosa ci permette di darlo per scontato?
Risponderò offrendo una breve panoramica di alcune concezioni buddhiste nel campo affettivo e una disamina critica di questi punti di vista, senza dare affatto per scontato che sia facile tradurre i termini buddhisti nel nostro abituale lessico che riguarda la mente. Read more
La spada sopra il cuore: un ninja americano
Che buddista è mai quello che getta le persone per terra e porta con sé un grosso bastone? Il ninja Stephen Hayes sfida i nostri pregiudizi su ciò che dovrebbe essere il buddismo.
Attila S., capitano delle guardie nell’istituto di correzione di Rikers Island a New York City, entrò nella mensa della prigione. Quattrocento carcerati erano seduti tranquillamente, come un serpente arrotolato prima di colpire. Il clamore e il parlottio tipici dell’ora dei pasti erano completamente assenti. Un sapore pungente riempì la bocca di Attila: la paura. I suoi sensi entrarono in stato di massima allerta.
“Usciamo”, comandò alle sue guardie; “questo posto sta per scoppiare”. A Rikers Island gli ordini del comandante non si discutono; quando la porta sbatté dietro di loro, il suo suono normale sembrò echeggiare cento volte. Read more
Ricerche in collaborazione fra buddisti e scienziati
Un progetto di ricerca per acquisire nuove conoscenze sull’impatto che la meditazione può avere sulle funzioni affettive e cognitive fondamentali e sui meccanismi cerebrali sottostanti a tali processi. Alcuni degli attributi mentali positivi intenzionalmente coltivati nelle pratiche contemplative buddiste, per esempio la compassione, non sono mai stati inclusi nello studio neuroscientifico occidentale delle emozioni.
Addestrare e studiare la mente: verso un’integrazione delle pratiche contemplative buddiste e delle neuroscienze
Scopi generali del progetto di ricerca
Lo scopo generale di questo progetto di ricerca è acquisire nuove conoscenze sull’impatto che la meditazione può avere sulle funzioni affettive e cognitive fondamentali e sui meccanismi cerebrali sottostanti a tali processi. La ricerca mira inoltre a favorire un approfondimento della conoscenza della natura dell’esperienza cosciente. Alcuni degli attributi mentali positivi intenzionalmente coltivati nelle pratiche contemplative buddiste, per esempio la compassione, non sono mai stati inclusi nello studio neuroscientifico occidentale delle emozioni (vedi Davidson, 2002). Read more
Gli Arhat e la via della compassione
Han Shan piange quando muore una persona che ha conosciuto e amato. Ryokan versa una lacrima per la sorte di un adolescente testardo. Queste sono lacrime di compassione, non di rabbia, ira o tradimento. Infatti, davanti ai travagli della vita, questi esseri sono essenzialmente imperturbabili: i loro cuori possono ancora spezzarsi alla vista delle sofferenze degli altri, ma le loro lacrime sono prive di attaccamento. Questi sono gli arhat.
Han Shan piange quando muore una persona che ha conosciuto e amato. Ryokan versa una lacrima per la sorte di un adolescente testardo. Queste sono lacrime di compassione, non di rabbia, ira o tradimento. Infatti, davanti ai travagli della vita, questi esseri sono essenzialmente imperturbabili: i loro cuori possono ancora spezzarsi alla vista delle sofferenze degli altri, ma le loro lacrime sono prive di attaccamento. Read more
Compassione in azione: Roshie Bernie Glassman e Ma Jaya Sati Bhagavati
Che forma ha la compassione in azione? Qual è la reazione di un illuminato a una crisi e una sofferenza terribili? Due risposte a questa domanda sono Roshie Bernie Glassman e Ma Jaya Sati Bhagavati. Strano a dirsi, entrambi sono nati in una famiglia ebrea, nella stessa parte di Brooklyn e a distanza di meno di un anno. Ora, più di sessanta anni dopo, lui – maestro buddista zen – e lei – incarnazione di Kali, manifestazione della Divina Madre dell’induismo – sono diventati due straordinari esempi di risposta con tutto il proprio essere all’ingiustizia, la sfortuna e il dolore che esistono al mondo, e che la maggior parte di noi non ha nemmeno il coraggio di cominciare ad affrontare.
Roshi Glassman è diventato un avido studente zen mentre lavorava come ingegnere aerospaziale alla McDonnel-Douglas, a metà degli anni sessanta. Read more
La tua mente è la tua religione
Non pensate che analizzare e conoscere la natura della mente sia solo una mania orientale, un trip esotico. Sarebbe un giudizio errato: non si tratta dell’oriente, si tratta di voi stessi, della vostra esistenza. Come potete separare il vostro corpo, o l’immagine che avete di voi stessi, dalla vostra mente? E’ impossibile. Pensate di essere persone indipendenti, libere di viaggiare per il mondo, godendovi ogni cosa. Malgrado ciò che possiate pensare, non siete liberi. Non intendo dire che siete sotto il controllo di qualcun altro. E’ la vostra mente incontrollata, il vostro attaccamento, che vi opprimono.
Quando parlo della mente, non mi riferisco solo alla mia mente, alla mia attitudine. Sto parlando della mente di tutti gli esseri viventi dell’universo.
Il nostro modo di vivere, il nostro modo di pensare è dedicato in primis alla ricerca del piacere materiale. Read more
Un’esperienza personale di risveglio spirituale
Comunemente, si ritiene che lo zen sia un sistema spirituale il cui obiettivo ideale sia portare i seguaci a uno stato di illuminazione. Ma se questo ideale è davvero ciò che sta alla base dello zen, la maggior parte delle persone non avrebbe interesse per esso. La realtà è che moltissimi praticanti zen probabilmente non raggiungeranno mai questo nobile ideale; nemmeno coloro, tra noi, che vi hanno dedicato gran parte della propria vita.
Ciò, tuttavia, non invalida lo Zen, in quanto il suo obiettivo ideale è largamente superato da un altro più pratico: offrire alle persone una comprensione più profonda della propria unità con se stesse, gli altri e il mondo, e soprattutto renderle in grado di affrontare creativamente, e forse persino di apprezzare, le vicissitudini della vita. Read more
Il buddismo tibetano in occidente funziona?
In Asia, come prima cosa, i monaci anziani interrogano colui che ha espresso il desiderio di prendere gli ordini, esaudendo la richiesta solo se pensano che la persona sia sufficientemente preparata ed esiste un luogo in cui possa ricevere un’adeguata formazione monastica. In occidente viviamo in una società profondamente non-monastica e non-contemplativa. Cominciare profonde pratiche contemplative e adottare lo stile di vita monastico senza un contesto adeguato provoca molti problemi.
B. Alan Wallace ha studiato per dieci anni in monasteri buddisti in India e Svizzera. Insegna teoria e pratica buddista in Europa e in America dal 1976, e ha fatto da interprete a numerosi insegnanti tibetani, tra cui Sua Santità il Dalai Lama. Autore del libro Buddhism with an Attitude (Snow Lion Publication), Wallace ha collaborato a più di trenta libri sul buddismo, la medicina, il linguaggio e la cultura tibetani. Read more
Il bambino incarnato, la storia del Dalai Lama
Con gli auguri di pronta guarigione per il ricovero del Dalai Lama, presentiamo la storia della sua incarnazione. I tibetani sono affascinati dalle storie dei bambini incarnati, come si può vedere dalla letteratura tibetana e della tradizione orale. Il primo bambino incarnato fu il principe Siddharta, il Buddha storico. Tra tutte le storie di incarnazioni, le più affascinanti e interessanti sono quelle che riguardano i Dalai Lama.
Il concetto della reincarnazione del creatore e della rinascita delle sue creature è molto antico. Sebbene la reincarnazione e la rinascita condividono lo stesso principio del ritorno all’esistenza, esse differiscono per quanto riguarda i livelli del loro essere, lo scopo e le funzioni.
La teologia hindu parla delle dieci incarnazioni del Dio (Vishnu) come degli operatori dello schema divino per riindirizzare quelle creature che tendono ad allontanarsi ulteriormente dal loro creatore. Read more
Illuminazione istantanea o graduale?
L’illuminazione è un’esperienza singolarmente intensa, che rivela a una persona il suo posto nello schema delle cose. Essa è, molto spesso, un’esperienza definitiva grazie alla quale chi esperimenta non dubiterà mai più della propria relazione con se stesso, gli altri, il mondo e qualunque cosa si ritenga esistere al di là di quest’ultimo. L’illuminazione non è settaria: è rinvenibile nel buddismo, nel cristianesimo, nell’induismo, nell’Islam e in molte altre tradizioni religiose.
Il tema di oggi è intitolato: “Cosa è meglio: l’illuminazione graduale o quella istantanea?”. Per cominciare, voglio affermare che nessuna è meglio dell’altra, perché entrambe si basano su concezioni metafisiche del mondo e della natura umana molto diverse. Quindi, è impossibile classificarle come “superiore” o “inferiore”. Inoltre, devo specificare che, sebbene l’illuminazione istantanea è associata alle scuole Soto (in cinese: Tso-Tsung), Rinzai (Lin-Chi) e Zen (Ch’an), questo articolo tratta solo del significato attribuitole dalla scuola Rinzai, che non coincide esattamente con quello della Soto. Read more